Viaggio in Malesia
Un viaggio in Malesia è un continuo ribaltamento di prospettive. A Singapore il futuro si pianifica a tavolino, mentre nella giungla del Sabah si vaga su passerelle tra gli alberi cercando un fiore che potrebbe non mostrarsi mai.
Serve fantasia. qui, ogni strada è un palinsesto, ogni tempio una mappa, ogni mercato un atlante di lingue.
La Malesia è un intreccio di storie, indigene, coloniali, migranti, che portano con sé sogni e visioni, è un attraversamento di mondi, tra città dove i grattacieli si affiancano a botteghe di curry e moschee, giungle in cui si rifugiano gli spiriti dei monti, mercati fluviali e templi il tempo s’è preso una pausa.
Inizia insieme a noi il tuo viaggio in Malesia:
– Singapore: la città stato
– viaggio in Malesia Kuala Lumpur
– Oranghi
– Viaggio in Malesia osa serve
Singapore: la città stato
Quarto centro finanziario del mondo, Singapore è il secondo paese più densamente popolato e quello con la più alta concentrazione di milionari del mondo.
Ma nonostante le classifiche reboanti, la città origina da una leggenda improbabile. Un principe di Sumatra vide un leone, o fece un sogno, o un’allucinazione, perché qui i leoni non ci sono mai stati, e decide di chiamare l’allora villaggio Singapura, città del leone.
Per secoli Singapore è stata una pedina secondaria sulla scacchiera dei regni, l’Impero di Giava, ormai in declino, il sultanato di Malacca, gl’imperi portoghese, olandese, inglese. Durante la II guerra mondiale nel febbraio 1942, dopo sei giorni di battaglia, le truppe inglesi dovettero cedere la città ai giapponesi.
Appena messo piede in città gli invasori uccisero 25.000 cinesi, in quello che fu detto massacro del Sook Ching. L’Impero britannico si rimpossessò di Singapore il 12 settembre 1945, un mese dopo la resa del Giappone.
Quando si staccò definitivamente dalla Malesia nel 1965, nessuno avrebbe scommesso su Singapore.
Viaggio in Malesia Kuala Lumpur
Nata da incontri tra cinesi cercatori di stagno e capi locali con mire economiche, tra un fiume e una palude. Nel 1857, quando un gruppo di cinesi risalì il fiume Klang per cercare fortuna nelle miniere. Molti morirono, ma la città che fondarono rimase proprio lì, dove il fiume diventa fango. Il suo nome, che significa confluenza fangosa, non ha l’eleganza delle città costruite su un’idea, ma racconta come andò.
Kuala Lumpur diventò capitale sotto i britannici, che la vestirono di ferro e mattoni, poi vennero i giapponesi e l’indipendenza. Ne uscì quello strano accostamento di grattacieli di vetro accanto a botteghe di curry, di call center e moschee, di durian e insegne al neon.
Le sue Petronas Twin Towers, alte 452 metri, simbolo iconico di modernità e ambizione, dominano oggi un paesaggio urbano che mescola con sorprendente disinvoltura il gotico coloniale britannico, i templi induisti e i minareti islamici.
In luoghi come la stazione ferroviaria in stile moresco o il Sultan Abdul Samad Building si legge l’eredità di un passato imperiale, mentre nei mercati notturni di Jalan Alor o nei quartieri di Brickfields e Chinatown pulsa il cuore multiculturale della città, dove si intrecciano lingue, sapori e religioni.
Oranghi
Nel cuore del Sud-est asiatico, la Malesia custodisce una delle ultime grandi foreste pluviali del pianeta, un santuario verde dove gli oranghi del Borneo sopravvivono ancora in libertà.
Questi primati dal manto ramato, tra i più intelligenti del regno animale, abitano le intricate chiome della giungla del Sabah e del Sarawak, sulle propaggini settentrionali dell’isola del Borneo, condivisa con l’Indonesia e il piccolo Brunei. L’ambiente, denso di liane e alberi torreggianti, è un ecosistema millenario che ospita una biodiversità eccezionale, minacciata però dal disboscamento e dall’espansione delle piantagioni di palma da olio.
Il Sepilok Orangutan Rehabilitation Centre, istituito nel 1964 nei pressi di Sandakan, è uno dei centri più importanti al mondo per il recupero degli oranghi orfani o feriti: qui gli animali vengono gradualmente riabituati alla vita selvatica. L’istituzione di riserve protette, come il Parco Nazionale di Gunung Mulu (patrimonio UNESCO dal 2000), segna un punto di svolta nel rapporto tra l’uomo e la foresta, un tentativo di ristabilire un fragile equilibrio tra progresso e conservazione.
Visitare queste aree oggi significa confrontarsi con un Malesia che guarda al futuro senza rinunciare alle proprie radici naturali, dove il destino degli oranghi è diventato simbolo della sfida ecologica del nostro tempo.
Cosa serve
Ai cittadini italiani è necessario il passaporto con validità residua di 6 mesi dalla data di rientro.
Dal 1° dicembre 2023, è necessario esibire al proprio arrivo nel Paese la Malaysia Digital Arrival Card (MDAC). Va presentata la domanda online, a partire da 3 giorni prima dell’arrivo in Malesia.
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È il momento di iniziare il tuo viaggio: si parte a Marzo 2026.
